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martedì, maggio 17, 2005

Pietas

Nessun equivoco dunque: ho deciso di non andare a votare e mi impegno per smontare le molte bugie che vengono dette in queste ore intorno alla legge 40.
La prima bugia riguarda la scelta dell’astensione: si tratta di un diritto sancito dalla Costituzione e non di una qualche forma di ritorsione legata a una sudditanza psicologica alle gerarchie ecclesiastiche né a crociate illiberali. Non andare a votare è una precisa scelta politica e come tale deve essere difesa. Sgomberiamo il campo da pericolosi equivoci: la Costituzione italiana non prevede per il referendum nessun obbligo di voto come succede invece per le elezioni politiche e amministrative. L’invito a non partecipare al voto non è un sottrarsi al dovere del cittadino di partecipazione alla cosa pubblica.
Non voterò perché ritengo il non raggiungimento del quorum un obiettivo politicamente valido che mira a lasciare in vigore la legge attuale.
La seconda bugia è quella che vorrebbe legare alla legge 40 la responsabilità dell’infelicità di tante coppie o un tentativo di impedire una ricerca scientifica destinata a salvare migliaia di vite umane. Le domande che entrano in gioco non riguardano solo la politica ma soprattutto ai principi su cui vogliamo costruire la nostra società.
Invito tutti quelli che si strappano le vesti per le modifiche della Costituzione e ora si schierano con i promotori del referendum a rileggere i primi articoli per rendersi conto che la nostra società si ispira alla salvaguardia del bene comune, attraverso il pieno sviluppo della persona umana e il progresso materiale o spirituale. Se si arrivasse a consentire la selezione degli embrioni per offrire una speranza di felicità individuale e soddisfare “il diritto ad avere un figlio” potremmo accettare una società che delega allo Stato la decisione su quali embrioni siano degni di vivere e quali debbano essere soppressi?
La terza bugia riguarda la difesa a oltranza del testo della legge. Si tace su ciò che significa guardare alla legge 40 in modo responsabile: c’è una legge che affronta il difficile compito di fissare delle regole in un campo delicatissimo – quello della vita nascente – e c’è una parte della società che ritiene fondamentale – anzi fondante – rimettere la dignità della persona umana al centro dell’azione politica, economica ed educativa. La stessa responsabilità che viene chiesta ai politici nel formulare una legge che tuteli i diritti di tutti deve essere messa in campo da chi desidera diventare genitore.
La quarta bugia riguarda la tutela dell’embrione che alcuni vorrebbero classificare come “oggetto biologico”, strumentale ai desideri della coppia e disponibile per qualsiasi sperimentazione. Il confine tra diritto (della coppia) ad essere genitori e il diritto (del bambino) ad avere dei genitori non può essere eluso. Una società che non tutela i più deboli, anche se non ancora persone inserite a pieno titolo nei vincoli di una comunità civile, e non riconosce l’essere vivente quando se lo trova davanti non è semplicemente una società cieca. È una società senza futuro.