niño

mercoledì, luglio 13, 2005

Stato d'essere

Disteso, sotto le foglie del tempo, guardavo in alto – attratto e già sconfitto – dall’incerta eternità. Il primo tentativo – penetrare le tenebre – è fallito. Riprovo fissando il volto già noto degli impegni in agenda. Qualcosa mi sfugge. Ricaccio indietro il sonno per afferrare la profondità della domanda: Dove andremo?
Piango in attesa di cogliere, mi sta aspettando – lo so, lo sento – ai piedi (in piedi) al letto, la certezza del millesimo di secondo. La risposta chiara e i-ne-so-ra-bi-le di ciò che è appena stato.
L’essere stato.

Strana condizione. Sono io, mi percepisco “vissuto” eppure non ancora compiuto. Sono accaduto ma non completamente. E allora posso voler dire ( ovvero significare me stesso) essere stato pensato, scritto, disegnato, detto, deciso, sospeso, ufficializzato, ripreso, raccontato, fregato, deriso, amato, sottovalutato, operato, informato. Sono. Stato.
Il sospetto è quello di non poter mai raccogliere tutto quanto si è seminato. Un millesimo di secondo dopo essere stato, tutto mi è più chiaro. La sfuggevolezza è la matrice delle mie mappe quotidiane. Mi alzerò, confuso e proteso, e inizierò a disegnare la mia rotta. Nel chiacchiericcio di sottofondo capirò che altri sono già passati dagli stessi scogli. Qualcuno ha gettato una boa in mare per provare a circoscriverlo. Ma non si può definire il mare. Il mare non è stato. Il mare è. La rotta è.
Il viaggio è stato.
Bello. Interessante, pericoloso, lento, tranquillo, veloce, travagliato.
Allora cosa si fa? dove andremo, appunto?
Ti prepari, cerchi di dormire un po’ per riprendere le forze, preghi, consulti tutte le mappe. E il giorno dopo riparti.
E il mare ti sorprende. Rifai le stesse mosse e ti ritrovi soffiato da un’altra parte, lungo una costa che non conosci, incroci banchi di pesci mai visti, ascolti un vento nato chissà dove.
Qua ci sei già stato. Si, ma oggi è tutta un’altra cosa.
Sto dormendo. To sleep for a sailing break.
Senza rumore, la notte è ferma.

3 Comments:

At 11:57 AM, Blogger laBreva said...

dal cuore...
la voglia di commentare...

dalle parole del mare...
la risposta a tanti perchè...

il mare ancora una volta...

ma il momento reading sarebbe troppo lungo da scrivere e allora...
te lo lascio per stasera...

ts
lB
felice di non essere più solo Ts

 
At 12:30 PM, Blogger laBreva said...

solo una piccola anticipazione...

"...morì che era mattina. Chiuse gli occhi e non li riaprì più. Semplice...Ma lui era uno di quelli che quando non ci sono più lo senti. Come se il mondo intero diventasse, da un giorno all'altro, un pò più pesante. Capace che questo pianeta, e tutto quanto, resta a galla nell'aria solo perchè ci sono tanti Bartleboom, in giro, che ci pensano loro a tenerlo su... senza avere la faccia da eroi, ma intanto tengono su la baracca. Sono fatti così. Bartleboom era fatto così. Per dire: era uno capace di prenderti sottobraccio, un giorno qualsiasi, per strada, e dirti in gran segreto -Io una volta ho visto gli angeli. Stavano sulla riva del mare.
Con tutto ciò che lui non credeva, in Dio, era uno scienziato, e per le cose di chiesa non aveva una grande predisposizione, se capite cosa voglio dire. Ma aveva visto gli angeli. E te lo diceva. Ti prendeva sottobraccio, un giorno qualsiasi, per strada e con la meraviglia negli occhi, te lo diceva.
-Io una volta ho visto gli angeli.
Si può non voler bene a uno così?

lB

 
At 12:39 PM, Blogger Clark Kent said...

un viaggio lo puoi chiamare tale solo se alla fine, comunque, c'è un tornare.
a casa.
alla routine.
dentro te stesso.
ovunque va bene, purchè si torni.
Perchè tanto è stato.
Qualcosa forse sarà.
Molto è.

 

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