niño

martedì, settembre 13, 2005

La riva dei Venticinque

Centoquarantapassi dopo iniziava una nuova era. La distanza era, ed è, quella tra il piazzale e la stazione. Avevo immaginato molte volte come sarebbe stato l’inizio. Quello della vita da solo, insieme, da un’altra parte. La stanchezza c’era, la voglia di voltare pagina anche. Ricominciare, al ritmo di tre, quattro sassi alla volta. Il fiume da attraversare è quella che porta dalla riva dei Venticinque alla sponda dei Grandi.

La riva dei Venticinque è l’ultimo lembo di terra concessa – e guadagnata – durante il tempo diluito della postadolescenza. Ho smesso di considerarmi un adolescente verso i sedici anni. Non sono più stato insicuro e cazzaro e senzameta dopo il dicembre millenovecentonovantasette.
Molte volte, in seguito a quel periodo, sono ritornato adolescente. L’ultima volta neanche tanto tempo fa: una storia di sponde e rimbalzi strani al termine di un agosto speciale, storico nel momento stesso in cui è stato concesso di viverlo. Io c’ero – si dirà tra qualche anno.

In ogni caso era iniziato da tempo il viaggio, meraviglioso e incerto verso la riva dei Venticinque. È stato il tempo della postadolescenza, l’unica vera postsomething che si possa mettere a fuoco in questo tempo di relativismo ad oltranza.
C’è stata la maturità. Le prime ragazze, che poi sono state anche le ultime. La prima Donna, che poi è stata anche la Prima.
Donna.
Ci sono stati gli amici. E le domeniche – al pomeriggio – e i sabati – alla sera – e i giovedì, e poi ancora le domeniche – alla sera la partita – e i lunedì – alla sera l’Incontro, con i fratelli e le sorelle – e le notti, tutte le notti, fino a tardi.
Ci sono stati i colleghi. Sempre vissuti come motivo di Discussione. Mettersi in e Occasione per.
Nel frattempo si incominciava a sentire il suono – e il rumore – del fiume. La sponda si avvicinava, su onde e frequenze insperate e impreviste.
Ci sono state le scelte. Quelle facili, tutte in discesa, quasi sempre legate al sorriso spontaneo di chi mi accompagnava in quel momento. Altre più difficili, come è difficile pronunciare “ti amo” e pensare “per sempre” e abbracciare “con amore” e stare “in silenzio”. Ne è valsa la pena. Comunque. Con tutti.
C’è stata la Fine degli Studi. E la casa, un dono annunciato e scoperto.
Gli ultimi passi…centotrentasei…centotrentasette…centotrentotto…centotrentanove…sono stati fatti guardandosi indietro. Parlavo con chi mi stava intorno e mi sono distratto, non mi sono reso conto di essere arrivato sulla riva. Uno, due, tre matrimoni hanno fatto capire che l’aria stava cambiando, il vento caldo della pace postadolescenziale sta lasciando il posto alla brezza frizzante del fiume. Già, il fiume. Mica il mare, per quello c’è tempo. Adesso c’è da passare, sasso dopo sasso.

Il primo è quello della Famiglia, quella d’origine, quella in divenire, quella allargata…
Il secondo è quello della Parola, quella meditata e quella ancora da scrivere, per dovere e per piacere.
Il terzo è quello della Pace, quella da costruire e quella da invocare.

…centoquaranta… si parte, dalla stazione verso la metropoli. Avanti e indietro, giacca/cravatta/notebook, ritardi-dormite-letture-chiacchiere.
A casa la vita, nel mondo la storia.
Butto un sasso davanti all’altro, certamente mi bagnerò, avrò paura, mi chiederò perché sto lasciando la riva dei Venticinque…
Cosa succede se cado in acqua? Forse… forse… arrivo al mare. No, no. Per quello c’è ancora tempo… già, c’è un tempo per sognare e un tempo per navigare, un tempo per ascoltare e un tempo per buttarsi, un tempo per parlare e uno per amare…
Salto, dunque. La sponda dei Grandi è lì.
In molti mi aspettano… ma di chi sono quei sassi che affiorano appena sotto il pelo dell’acqua? Altri hanno attraversato… altri stanno saltando.
Ma quanti siamo? Finiremo per fare una diga, come quando eravamo piccoli. E la riva dei Venticinque l’avremo con noi, magari per trascorrerci qualche giorno di vacanza. Sulla sponda dei Grandi sembra ci sia spazio per molti. Se Dio vuole, la diga tiene…

1 Comments:

At 3:46 PM, Blogger Clark Kent said...

Elegante.
Poetico.
Una bella fotografia in biancoenero che ha per soggetto le matrioska della vita...
un pezzo di storia, la tua
dentro un pezzo di storia,la nostra,
dentro un pezzo di storia, la Sua.

 

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