niño

lunedì, gennaio 16, 2006

Pensieri davanti a una radio spenta / 01

La prima volta l’avevo attraversata in metropolitana. Fu una passione veloce e intraprendente. Uno sguardo era bastato per imprimere sulla cornea del mio corpo la fonte - del desiderio che diamine - che sarebbe stato.
La fissai e poi di sponda provai ad abituarmi ai suoi movimenti simmetrici riflessi sullo specchio del vagone. Quando capii che stava per scendere mi voltai e la fissai.
La fissai di nuovo. Con intensità. Perché sapesse, con certezza millimetrica, che non l’avrei mai più rivista. Che non mi avrebbe mai più rivisto.
Ventiquattrore più tardi – quando la rividi – avevo già perso molte delle mie certezze.
Era stata una giornata lunga e quella alle spalle una notte ancor più lunga – se possibile. Quando entrò nella stanza dove mi trovavo – distintamente – avvertii le mie ultime certezze uscire dalla testa e conficcarsi nel muro alle sue spalle. Se si doveva fare così, amen.
L’avrei fatto.
Con un interrogatorio sotto un muro giallospelato e una puzza costante di panino al prosciutto iniziammo a conoscerci.

Anthony Jolie

Potevo controllare ma non l’avevo fatto. E adesso mi ritrovavo a piedi, con la macchina mestamente parcheggiata al lato della strada.
Chiusi gli occhi, per un momento, e mi attaccai alla telefono. Avvisai la centrale che avrei ritardato e poi chiesi l’intervento di un carro-attrezzi. Quando si presentò all’indirizzo che avevo segnalato / fuori un muro / basso in calce / io ero già partita. Un’auto di servizio mi aveva raccolto e portato in ufficio.

Un uomo mi aspettava, oggi avrei condotto io l’interrogatorio.

Julia Pauli