niño

martedì, gennaio 17, 2006

Pensieri davanti a una radio spenta / 02

La mattina è scivolata imprecisa come al solito. La segretaria ha traslocato anima e corpo dal nuovo compagno e la qualità psicofisica dell’ambiente lavorativo ne ha tratto grandi benefici. L’appuntamento centrale rimane quello del pranzo. Se il progetto va in porto si prospetta una primavera vissuta intensamente. L’idea mi è venuta una sera nell’interregno tra il dopo-cena e il pre-serata, un venerdì di due mesi fa. Una progettualità da happy hour, si direbbe. Il resto è venuto in modo abbastanza automatico. Forse troppo. Lancio la stampa della presentazione e cambio stanza. Sofia sorride. È tranquilla. Spero di esserlo anch’io al momento giusto.

Rold Brumer

Certe cose uno pensa che non esistono. I microfoni nascosti, le telecamere ben in vista, piccole stanze estranianti, vetri a specchio. Quando ti ci ritrovi in mezzo devi respirare con una velocità diversa. Gli occhi fanno il loro lavoro più velocemente. È come essere narcotizzati e scaricati su una vetta da 8000. Ero ancora vivo, ma avevo davanti una discesa insidiosa. E – cosa peggiore – avevo in testa la domanda delle domande: “Per quale assurdo motivo mi trovo qui?”. Non. Lo. Sapevo.
Se avessi posto la domanda mi sarei tirato addosso l’etichetta di uno che si vuole giustificare. Se fossi stato zitto mi avrebbero fatto a pezzi sperando di riuscire a stritolarmi per via introspettiva. Il fatto che sembrava aver tutta l’intenzione di guidare lei l’interrogatorio, non mi aiutava. Per niente.


Anthony Jolie