niño

sabato, settembre 17, 2005

Mediocrità notturna

E qualcosa rimane,
fra le pagine chiare
e le pagine scure...

La definitività accarezza l'ego
sospende la ragione

rende immobile il movimento.

Braccato dal sentimento,
nascondo me stesso.

Vorrei puntare i piedi e alzarmi in alto,
per vedere al di là del muretto.
Ma trovo soltanto
la mia

mediocrità notturna.

venerdì, settembre 16, 2005

Fiutare la promessa

Vi invito ad aver pazienza. E a leggere le parole della Corradi. E pensare che c'è una promessa racchiusa nella realtà che ti viene offerta ogni giorno e disvelata nello sguardo ingenuo di un bambino. Il testo completo qui.


...anche tu, alla fine di ogni estate, percorrevi il cortile, e il fienile, e il sentiero dietro a una casa di montagna, salutando la fontana e la legnaia e le betulle sotto a cui avevi giocato.
Anche tu, a sette anni, eri fortemente propensa a pensare che le cose ti guardassero, e ti volessero bene, di modo che era opportuno salutarle, partendo.
E allacciati alla memoria dei gesti ritrovati in tuo figlio, come attigui, ritrovi se lo lasci passare anche il tuo sguardo sul mondo di allora, quando di ogni mattina eri contento e stupito. Di modo che i figli sono anche la grazia di ritornare, per un momento, come sei stato, quando tutto - l'inchiostro dei giornali, e le betulle, la fontana e ogni cosa - ti sembrava chiaro segno di un mistero, e di una promessa. (Tempi)

Voglio la luna

Questa notte una cinquenne si è messa a parlare nel sonno, svegliando parte della famiglia.

Alla richiesta di spiegazioni:

io - cosa è successo?

lei - ... (assonnata) stavo sognando...

io - cosa?

lei - la luna...

giovedì, settembre 15, 2005

Senza terra

Dialogo sul treno:

mamma (giovanilista, magliettina rosa e borsa Gucci) - Dov'è che possiamo chiedere il certificato di battesimo?

figlia (occhiali fumè, anoressia galoppante, jeans "preciso") - non so... non l'abbiamo a casa?

mamma - dobbiamo provare a chiedere in Comune...

figlia - ... eeehhm ...

io - !!!

Non solo siamo senza radici. Ci stanno anche portando via la terra con dei camion in pieno giorno. E sembriamo non accorgecene.

mercoledì, settembre 14, 2005

Ma quante ne sanno?

Momento aggressive della chiesa inglese.
Ne parla il Corriere, qui.

«Gesù fu un bambino comune o il vero rivoluzionario?» recita una delle domande del manifesto. La campagna punta a disperdere l'idea che Gesù fosse un «un imbranato in camicia da notte». Per la prima volta da secoli la battaglia sarà condotta da tutte le chiese di ogni confessione. Cattolici, anglicani e presbiteriani sono stati invitati a usare il poster per promuovere il culto di Gesù. Le immagini sono state affisse anche fuori alle stazioni della metro e su tabelloni pubblicitari.

Uova in bilico

Che brutta vita... qui

Vorrei sprofondare...ma dove?

Metti che ti trovi in imbarazzo. Metti che sei in un momento deep depression. Metti che ti fai prendere la mano con paletta e secchiello nel giardino di casa tua.

Dove sbuchi, se sprofondi?

La risposta qui (via Wittgenstein *)

martedì, settembre 13, 2005

La riva dei Venticinque

Centoquarantapassi dopo iniziava una nuova era. La distanza era, ed è, quella tra il piazzale e la stazione. Avevo immaginato molte volte come sarebbe stato l’inizio. Quello della vita da solo, insieme, da un’altra parte. La stanchezza c’era, la voglia di voltare pagina anche. Ricominciare, al ritmo di tre, quattro sassi alla volta. Il fiume da attraversare è quella che porta dalla riva dei Venticinque alla sponda dei Grandi.

La riva dei Venticinque è l’ultimo lembo di terra concessa – e guadagnata – durante il tempo diluito della postadolescenza. Ho smesso di considerarmi un adolescente verso i sedici anni. Non sono più stato insicuro e cazzaro e senzameta dopo il dicembre millenovecentonovantasette.
Molte volte, in seguito a quel periodo, sono ritornato adolescente. L’ultima volta neanche tanto tempo fa: una storia di sponde e rimbalzi strani al termine di un agosto speciale, storico nel momento stesso in cui è stato concesso di viverlo. Io c’ero – si dirà tra qualche anno.

In ogni caso era iniziato da tempo il viaggio, meraviglioso e incerto verso la riva dei Venticinque. È stato il tempo della postadolescenza, l’unica vera postsomething che si possa mettere a fuoco in questo tempo di relativismo ad oltranza.
C’è stata la maturità. Le prime ragazze, che poi sono state anche le ultime. La prima Donna, che poi è stata anche la Prima.
Donna.
Ci sono stati gli amici. E le domeniche – al pomeriggio – e i sabati – alla sera – e i giovedì, e poi ancora le domeniche – alla sera la partita – e i lunedì – alla sera l’Incontro, con i fratelli e le sorelle – e le notti, tutte le notti, fino a tardi.
Ci sono stati i colleghi. Sempre vissuti come motivo di Discussione. Mettersi in e Occasione per.
Nel frattempo si incominciava a sentire il suono – e il rumore – del fiume. La sponda si avvicinava, su onde e frequenze insperate e impreviste.
Ci sono state le scelte. Quelle facili, tutte in discesa, quasi sempre legate al sorriso spontaneo di chi mi accompagnava in quel momento. Altre più difficili, come è difficile pronunciare “ti amo” e pensare “per sempre” e abbracciare “con amore” e stare “in silenzio”. Ne è valsa la pena. Comunque. Con tutti.
C’è stata la Fine degli Studi. E la casa, un dono annunciato e scoperto.
Gli ultimi passi…centotrentasei…centotrentasette…centotrentotto…centotrentanove…sono stati fatti guardandosi indietro. Parlavo con chi mi stava intorno e mi sono distratto, non mi sono reso conto di essere arrivato sulla riva. Uno, due, tre matrimoni hanno fatto capire che l’aria stava cambiando, il vento caldo della pace postadolescenziale sta lasciando il posto alla brezza frizzante del fiume. Già, il fiume. Mica il mare, per quello c’è tempo. Adesso c’è da passare, sasso dopo sasso.

Il primo è quello della Famiglia, quella d’origine, quella in divenire, quella allargata…
Il secondo è quello della Parola, quella meditata e quella ancora da scrivere, per dovere e per piacere.
Il terzo è quello della Pace, quella da costruire e quella da invocare.

…centoquaranta… si parte, dalla stazione verso la metropoli. Avanti e indietro, giacca/cravatta/notebook, ritardi-dormite-letture-chiacchiere.
A casa la vita, nel mondo la storia.
Butto un sasso davanti all’altro, certamente mi bagnerò, avrò paura, mi chiederò perché sto lasciando la riva dei Venticinque…
Cosa succede se cado in acqua? Forse… forse… arrivo al mare. No, no. Per quello c’è ancora tempo… già, c’è un tempo per sognare e un tempo per navigare, un tempo per ascoltare e un tempo per buttarsi, un tempo per parlare e uno per amare…
Salto, dunque. La sponda dei Grandi è lì.
In molti mi aspettano… ma di chi sono quei sassi che affiorano appena sotto il pelo dell’acqua? Altri hanno attraversato… altri stanno saltando.
Ma quanti siamo? Finiremo per fare una diga, come quando eravamo piccoli. E la riva dei Venticinque l’avremo con noi, magari per trascorrerci qualche giorno di vacanza. Sulla sponda dei Grandi sembra ci sia spazio per molti. Se Dio vuole, la diga tiene…

Invito alla Festa



La bellezza

esiste
negli occhi di chi la contempla

lunedì, settembre 12, 2005

L'altezza degli occhi

A quasi un mese di distanza si possono assimilare parole, intuizioni e gesti che hanno coinvolto migliaia di giovani.

Adorare significa né più né meno porsi come i Tre Magi all'altezza degli occhi di Dio, inginocchiarsi di fronte a Dio, di fronte al bambino nella mangiatoia. Dio si è fatto così piccolo da stare nelle nostre vite e nei nostri destini personali (*).

Ci sono molti spunti di riflessione( qui veglia e omelia), più facili da leggere e meditare che da ascoltare.
Ci sono anche testimonianze, qui. In attesa dei Racconti. Ma vivendo già la Bellezza dell'Amore.

domenica, settembre 11, 2005

Combinazione

Nonostante il riposo, la stanchezza c'è. Restano da archiviare alcune parole della giornata.
Per andare a rileggerle, tra chissaquando...
Il testo di Lorenzo ascoltato sotto la pioggia, in superstrada, mi aiuta a fare sintesi:

Tu mi hai guardato con l'occhio di chi vuole, io non mi feci pregare di più
sentii un CALORE battermi nel petto dissi "stavolta non riparto più!"

Poi ti mostrai le FOTO dei miei viaggi ti raccontai di un popolo lontano...

I giorni pesano se sono vuoti quei giorni invece volavano LEGGERI le nostre ombre divennero una sopra l'asfalto e sopra tutti i muri.

Io sono una valigia e giro di stazione in stazione in molti mi trasportano ma in pochi hanno la COMBINAZIONE.
Ma chi l'avrebbe detto che la vita mi sorprendeva come hai fatto TU.

Tu mi hai insegnato ad amare la mattina, il pane caldo e la malinconia, i piedi gelidi sotto al lenzuolo e che il successo non fa compagnia. Non vi dirò come finisce la storia anche perchè non è finita mai.

Se scorre un fiume dentro ad ogni cuore ARRIVEREMO AL MARE PRIMA O POI.


Resta la sensazione, calda e avvolgente, di sentirsi a casa, protetti.
Nel buio - con la pioggia sopra - ho detto grazie per
la storia che siamo.