niño

sabato, gennaio 20, 2007

Pieni a rendere

La strada è la stessa, ed è la protagonista della giornata. Colori,
clacson, occhi, incensi, spinte, piedi scalzi, migliaia di persone
attraversano le strade. Sulla via del ritorno, verso l'aeroporto e verso la
terra conosciuta, si perdono I pensieri, si spandono i ricordi. Della
notte, e dei suoi consigli. Della compagnia, e della sua intensità. Del
tempo dedicato al fare, e della sua voracità. L'aeroporto si avvicina,
spazza via le insicurezze e s'invola verso altre missioni, altri giri,
altri porti. Chissà se cammineró di nuovo tra questa gente. C'è terra amica
da queste parti, e non lo dimenticherò.

venerdì, gennaio 19, 2007

Perle accese

Le 18 ore di lavoro di ieri si son concluse, come sempre, con qualcosa da
stampare al business center... La notte è passata tranquilla, dopo la cena
indiana e la passeggiata su un lungomare affollato da altri volti, gli
ennesimi della giornata, che invocano pietà. Nel caos lussuoso dell'albergo
ci si scrolla dai vestiti polvere di miseria. La mattina è dedicata alla
gita in barca: si attraversa la baia di fronte a Mumbai, e il mare anticipa
le parole che - poco dopo - ci confida una cooperante che vive qui da un
anno e mezzo. L'India è terra di contraddizioni, continente confuso e
incofondibile, capace di grandi slanci ma anche di enormi brutture. Il mare
ha il fascino delle avventure che qui sopra sono state raccontate. Ma è
avvelenato, schiuma una rabbia rassegnata per chi lo ha abbandonato. Un
mare profondo, come la storia di questo popolo, ma che ha bisogno di aria,
di un cielo terso per brillare nel futuro.

giovedì, gennaio 18, 2007

A luci rosse

Il mare, la baia in secca e onde di gente. Mumbai è calda, il vento sale
dall'acqua ma si ferma, pieno di pietà, di fronte alle mani tese dei
bambini. La strada agita i cuori, innesta spaccature, si fa largo nei
pensieri della notte. C'è il cinema, quello antico e quello nuovo, che
racconta di una fame diabolica di sogni. Di promesse. Tra una fila di tende
e baracche si apre uno slargo di porte aperte, una chiesa. Le lampadine
illuminano poco una veste verde. Un marciapiede divide possibilità e non
possibilità, sogni e barriere, occhi spinti e mani parlanti, passato e
presente. L'energia per il futuro c'è, ma quanta fatica.

mercoledì, gennaio 17, 2007

Luce notturna

La transparenza avvolge l'aria e crea spazio. Da parte a noi si diffonde
l'idea che Mumbai sia una città occidentale, una Londra, fatta eccezzione
per le palme e la gente che dorme per strada. La notte è lunga quando vai a
cena alla 1 e inizi a parlare delle origini brianzole del giornalismo. È
piacevole rientrare un camera e scoprire che il design indogiapponese ti
incomincia a entrare dentro. Chiudi gli occhi, night light swich on, e ti
addormenti pensando al tuo bambino mentre la stanza rimane illuminata. Il
profilo nascosto disegna una linea intorno a te. Sei lontano, ma non sei
solo.

martedì, gennaio 16, 2007

Indoeuropei, gente che ride

Uno stilista indiano di scarpe d'alta moda, un momento di pace a colazione,
incursioni audiovisive - stancamente ipnotiche - nella notte indiana.
Questi gli ultimi ricordi delle ore a delhi, all'inizio di un giorno ricco
di strade e miglia e scale e gente da ascoltare con attenzione. La cena ha
portato consiglio: il popolo che attraversa la strada con bici ed elefanti
è molto simile al nostro che corre su metro e scooter. Ha voglia di fare, è
disposto ad accoglierti con un sorriso anche quando la tua diffidenza è
conclamata, ha risorse pari al suo peso demografico ma non mette le mani
avanti. Dell'Italia conosce la storia e il calcio, meno l'arte, segno che
ha l'anima già piena di profondi segni grafici. Gli indoeuropei hanno
fretta di arrivare ma vorrebbero farlo con stile. In questo possiamo star
tranquilli, auto-libri-vino, abbiamo carte da giocare. Resta lo stupore per
un popolo tanto amico da aver appreso, dai padroni inglesi, tanto cricket e
poco calcio.

domenica, gennaio 14, 2007

Scarpe

La zona di Agra offre sentori di umanità scalza. Si visita il tempio
dell'amore perduto e perso, il Taj Mahal. Si entra dopo una lunga coda,
fatta di sguardi stanchi e preoccupazione tecnologica. Tutti i cellulari
sono requisiti e messi nel deposito: una stanza con montagne di cellulari,
pacchetti di caramelle e calcolatrici. Io discuto con la guardia, mi
rifiuto di consegnare l'Ipod (che Renato Zero disturbi il sonno degli
ospiti del mausoleo?) e alla fine la sfango. Sole e tanto bianco, dalle
pietre al riso, piatto del momento. Il caldo ci gira intorno, ma il sik che
guida il nostro pulmann non ha tempo di accendere i ventilatori messi lungo
il corridoio: ci sono I rickshaw da seminare.

Buche indiane

Sulla strada tra Delhi e Agra si agita un sole pallido. Nel suono costante
dei clacson si riflette un popolo di un miliardo di persone che cercano di
farsi strada. Cani, mucche, cani, il venditore di penne di pavone,
catapecchie buone per trascinarsi verso un'esistenza dignitosa: questa
l'India che mi si sta aprendo davanti. I Rolling stone mi accompagnano in
questo inizio di giornata, fustigato da tre ore di sonno ma adrenalinico
tra molti poveri cristi ancora avvolti nelle loro coperte.