niño

venerdì, gennaio 13, 2006

Pensieri davanti a una radio spenta

Certe cose avrei anche evitato di dirle. Più che altro di farle. Mi sveglio paralizzato dalla fame. Poi mi accorgo che mi basta una goccia di latte scaldato con il caffè di ieri per rotolarmi giù dal letto e iniziare la giornata. La speranza è di uscire e incrociare una bella giornata. Ti metti in macchina che è già tardi. Non si capisce bene rispetto a cosa. Ma è già tardi.

Rold Brumer

Spicco il volo tenneasta che saranno le 6.15 del mattino. Il primo incontro è con un getto tiepido che man mano si impossessa del mio corpo. Ne parlo volentieri perché è un modo per tornare a stare bene. Adesso. L’idea della cena vegetariana a casa mia, ieri sera, mi appare meno geniale. Ora. Esco col pensiero di poter tornare tardi. Con una scusa attendibile davanti allo scandaloso spettacolo della mia cucina. Il problema è che la scusa è per me stessa.

Julia Pauli

Ho straordinariamente imparato a correggere il movimento in modo naturale. Tlack… La porta si apre e seguendo un percorso ancestrale ripeto la sequenza finale. Chiavi, berretta, guanti, chiavi (dell’auto), giacca, maglione, scarpa dx, scarpa sx, cesso. Download (di pochi kb) e vado a letto. Mi sveglio, spengo la luce che mi sono puntato in faccia, sintonizzo il cellulare su una presunta sveglia. Mezzogiorno e un quarto. Mi addormento.


Simone Martin

mercoledì, gennaio 11, 2006

Deve essere così

Stante che potrebbe anche aprirsi da queste parti o nei dintorni (?!) un discorso di radioblog, mi limito ad assecondare, anzi diffondere, l'invito alla calma rivolto dai titolari di questo blog qui. La spiegazione del criterio scelto per la diffusione dei brani è semplice. Deve essere così.

In-finito

Ad occhi chiusi arrivo alla partenza,
la corsa è persa.


Il viaggio inizia quando il tempo si stacca
dai secondi
e procede curvilineo
lungo l’orizzonte dei sogni.
Tutto ciò che vedi
e senti
e odori
nei giorni che seguono
è una definizione mancata
della situazione.
Sei lì, ma non la possiedi.
L’aria, la fatica, gli sguardi, il parlare continuo, il silenzio interrogativo.
Sei lì, ma non sei del posto.

Il viaggio prosegue / in un tempo non tuo / corre in avanti / talvolta non solo / portando limiti e spinte / strappi imprecisi e indicazioni scorrevoli.
Ti capita di fermarti / per chiedere notizie già vecchie / ma soprattutto / per ascoltare il profumo del pane, pregustare il colore del vino, assaggiare la freschezza delle verdure trafitte dalla fontana in piazza.
Non mi manca niente, una stazione o due / una bambina che grida nello scompartimento a fianco / un cane che ti insegue al semaforo.

Guardo in alto: la stella ferrosa ripiegata su di me distribuisce messaggi variabili / parti, ritarda, saluta, corri.
Scendi.
Il viaggio è
in-finito.

Nulla di smodato

I bambini da piccoli, continuano a sognare di fare i calciatori.
Poi arrivano tra i grandi, qui.

domenica, gennaio 08, 2006

Un'emozione fortissima

Oggi, dopo 26 anni, ho incontrato gli occhi di mio nonno.
Da qualche giorno gira per casa un dvd dove sono state riversate feste della comunità e giochi rionali degli anni '60 e '70. C'era un po' di curiosità, si diceva di certe immagini di mio papà adolescente. Ma vedere è stata un'altra cosa.
Da sempre il ricordo del nonno è legato alla mia firma, ai racconti e a quella foto - vicino alla sua tomba - che ero abituato a vedere sul comò della nonna. Uno sguardo fiero, dignitoso, di chi passata la guerra aveva scelto di ricominciare. Aveva visto e toccato il dramma e non si era fermato. Un italiano normale in grado di metter su famiglia, portare la sua sposa in vacanza, far sacrifici e trasmettere una grande passione per la vita ai suoi due figli. Non fece in tempo a essere nonno ma per noi nipoti è sempre rimasto il Papà del nostro papà.
Se ne andò troppo presto mostrando che il Padre - l'Altro, il Primo - ti vuole bene di un'Amore che non ti aspetti e, tante volte, nemmeno ti spieghi. Magari manco lo accetti.
Ebbene, oggi, ho visto gli occhi di mio nonno. Si muovevano correndo dietro a un pallone sopra un sorriso che mi ha confermato pace e sicurezza, dignità e rigore, semplicità e fiducia nel futuro.
Ho visto mio nonno correre a bordo campo incitando una delle tante squadre che gli erano state affidate. Siamo abituati a pensare ai nostri nonni per quello che sono ora: ma la storia che sono stati è qualcosa di straordinario. Nella quotidianità del loro impegno a servizio della famiglia, nel timore di arrivare alla fine del mese, nel coraggio di ripartire dopo gli errori fatti. Alla fine, il mio nonno, è il marito e il papà che vorrei essere. Nei casini, nella pazienza, nei denti stretti, nei rimproveri, negli incoraggiamenti,

nella vivacità gentile.

Un signore con un maglioncino bordeaux, oversize e con un accenno di pelata, corre leggero su un campo di oratorio. Si volta con sguardo buono, fa un sorriso al cine-operatore, un gesto di saluto accennato con la mano e poi via. Contento.