niño

giovedì, novembre 29, 2007

La parola definitiva

Sul fenomeno qui annunciato, prima di tutti e di tutto, la parola definitiva la mette questa cosa qua. Grazie a giuda*.

ps: Natale si avvicina, non dimentichiamoci di questo. Per le persone picciole, poi, queste.

mercoledì, novembre 28, 2007

Potere Demo-grafico



Via Altan, la gallery .

Pacman Democratico

A distanza di qualche giorno s'avanza la discussione sul nuovo logo democratcio. I migliori sono ovvimente quelel vecchie volpi di socialdesignzine, che avevano già lanciato un contest, qua. Il mio preferito?



Tra i post segnalo la raccolta fatta da Webgol, qui.

martedì, novembre 27, 2007

Paralleli 2.0.9

Trottolino amoroso duddu daddada

CINEMA: KIDMAN, ERO UN GATTINO ORA SONO UNA TIGRE / ANSA

(ANSA) - LONDRA, 27 NOV - ''Ero un gattino sonnacchioso e goloso di latte, oggi sono una tigre'', dice Nicole Kidman, abito di velluto nero stile impero che la fa ancora piu sottile, capelli dorati raccolti in uno chignon, sorridente e bella alla presentazione internazionale della Bussola d oro, il kolossal fantasy di Chris Weitz che la vede perfida e algida come non mai. La frase e' indicativa dello stato d'animo dell'attrice australiana, attaccata recentemente dalla stampa americana per copioni sbagliati e ritocchi estetici eccessivi (in effetti oggi gli zigomi erano rinforzati e le rughette sparite).

Difficoltà di comunicazione

Sarà il caso? Leggendo questo articolo, qua, mi sono chiesto se era opportuno spendere due parole. Tra le righe si respira un'aria così pulita, così positiva, così eccitante che sembra quasi tempo perso provare a ragionare oltre espressioni del tipo "più ci si avvicina al diverso più ci si accorge che è uguale" o "È allegra, solare, assorbe e vive quotidianamente l'amore che unisce i suoi genitori", oppure "Il nonno inoltre è un importante punto di riferimento per il nostro bimbo e lo portiamo spesso da lui. Quando crescerà, cercheremo di trovare figure maschili autorevoli, per esempio l'allenatore sportivo o l'insegnante".
A corollario di tutto questo l'ennesima ricerca scientifica che sintetizza: è possibile, è già tra noi, è anche facile. Avere due figure di riferimento dello stesso sesso. Se il maschio non sarà il papà, potrebbe esserlo il nonno (a meno che anche i nonni non siano dello stesso sesso, a quel punto bisognerebbe ricorrere al bisnonno), il portinaio, il barista, il bidello. Si potrebbe anche affittare, per il fine settimana o per un pomeriggio. Un papà a noleggio per accompagnare il figlio alle partite e la figlia a danza.
Grazie al cielo la sopravvivenza della specie è garantita. Pare infatti che la percentuale di figli omosessuali che escono da nuclei omosessuali sia bassissima (ecco, in questo caso i numeri non vengono citati. Comunque bassissima). E meno male: quante coppie omosessuali hanno figli al mondo, centinaia di migliaia? Bene. Da quanti anni? Cinque, dieci, venti? Bene. Tra questi presunti ventenni - figli di nonsisabenechi ma comunque accasati con una coppia omo - quanti potrebbero essere i presunti omosessuali? Pochissimi, evidentemente.
Resta poi da capire perchè si indaghi la relazione tra nucleo omosessuale e orientamento dei figli, giustificando la presenza di bassissimi omosessuali di seconda generazione. Ma non si era detto che l'omosessualità era una categoria della carne, prima ancora che dello spirito. Perchè questa excusatio non petita?
Insomma: numeri ipotetici, testimonianze accalorate direttamente dal Mulino Bianco show, darwinismo sociologico di ritorno per agitare un po' le acque e strappare qualche sorriso. Ma sarà il caso?

Di Lama in peggio

Gramellini sul dilemma del momento, qui.

lunedì, novembre 26, 2007

Radio et labora

I programmi di Radio Maria

Ringrazio Dacia Maraini per avere strappato il velo di ipocrisia che avvolge la programmazione e — perché no — l'esistenza stessa di Radio Maria ( Corriere, 20 novembre). Una voce talmente insistente da utilizzare come strumento di coercizione una delle armi più letali della storia contemporanea: l'aria. Quella stessa aria in cui la scrittrice si destreggia a meraviglia, attraverso palpiti uditivi e parole a muso duro, descrivendo eventi paranormali fatti di frequenze invadenti e incursioni dogmatiche a tradimento.
Un'aria così bistrattata che è difficile ritrovare non dico il lume della ragione ma almeno un briciolo di umiltà. Un'aria cosparsa di incenso e inni sacri, tracce musicali nascoste nelle pieghe della giornata.
Un'aria pesante e incerta, dunque. Un'aria in cui si fa strada una censura preventiva e ignorante. Un'aria che porta con sé l'eco di un'altra parola, piccola e insignificante come è tutto ciò che è nel mondo ma non del mondo. Un'aria fritta.
Giovanni Cattaneo, Milano

Ho 31 anni, sono cattolica e praticante, non mi considero bigotta. Non credo di essere affetta da quella «paralisi mentale» che, secondo Dacia Maraini, rischiano coloro che ascoltano Radio Maria. Io lo faccio tutti giorni, spesso al mattino, prima di andare al lavoro. Replico al suo articolo, anche a nome di tutti noi ascoltatori che volentieri e senza costrizioni ci sottoponiamo a quella che lei definisce «prepotenza». Non credo che la signora Maraini sia così disturbata da Radio Maria. Anzi, sono certa che non l'ascolta mai. Se davvero si sintonizzasse sulle sue frequenze, non scriverebbe che che i rosari sono «reiterati con tono metallico, sempre uguale, quindi evidentemente registrati per ore e ore».
Semplicemente per il fatto che i rosari non solo non sono ripetuti per ore e ore, ma soprattutto sono recitati sempre da persone diverse, uomini, donne, bambini... quindi da voci umane, non metalliche. E saprebbe che la programmazione è varia, articolata, differenziata per ascoltatori diversi in età, professione, stato. Davvero la Maraini trova arrogante che in Italia una radio libera trasmetta delle preghiere? Se è così, anche rispetto alla società multireligiosa e multiculturale in cui viviamo, forse bisognerebbe rivedere il concetto di arroganza.
Siamo uomini liberi e viviamo fortunatamente in un Paese democratico. Il buon Dio ci ha dato la facoltà di scegliere, a tutti, non esclusa nemmeno la signora Maraini, che può liberamente decidere di non ascoltare Radio Maria, semplicemente digitando un tasto.
Erminia Frigerio, erminiafrigerio@yahoo.it

Gli zelanti difensori di Radio Maria mi accusano di non ascoltare la loro radio preferita. Ma io dico: perché non leggete bene ciò che scrivo e v'impennate senza motivo? Io non ho detto che Radio Maria vada soppressa o che chi voglia, non debba ascoltarla, siamo in un Paese libero, e ciascuno ascolti ciò che vuole, sulla radio che vuole.
Quello che trovo intollerabile è l'invadenza della voce di Radio Maria che si insinua, irrompe, copre le altre voci con una prepotenza che non ha l'uguale. La libertà di ascolto esiste oppure è lecito che sia continuamente inficiata dall'interferenza di una radio che invade gli spazi aerei delle altre radio?
Dacia Maraini

[dal Corriere di oggi, pag. 31]