niño

venerdì, gennaio 20, 2006

Guarda che luna

Momento musicale, ardito e impaziente, sulla scia di Petra Magoni, qui, - con una versione non indifferente di Guarda che luna* - felice scoperta di Caterpillar, qua.

giovedì, gennaio 19, 2006

Panino con lo speck

A volte la Provvidenza assume forme strane.

martedì, gennaio 17, 2006

Pensieri davanti a una radio spenta / 02

La mattina è scivolata imprecisa come al solito. La segretaria ha traslocato anima e corpo dal nuovo compagno e la qualità psicofisica dell’ambiente lavorativo ne ha tratto grandi benefici. L’appuntamento centrale rimane quello del pranzo. Se il progetto va in porto si prospetta una primavera vissuta intensamente. L’idea mi è venuta una sera nell’interregno tra il dopo-cena e il pre-serata, un venerdì di due mesi fa. Una progettualità da happy hour, si direbbe. Il resto è venuto in modo abbastanza automatico. Forse troppo. Lancio la stampa della presentazione e cambio stanza. Sofia sorride. È tranquilla. Spero di esserlo anch’io al momento giusto.

Rold Brumer

Certe cose uno pensa che non esistono. I microfoni nascosti, le telecamere ben in vista, piccole stanze estranianti, vetri a specchio. Quando ti ci ritrovi in mezzo devi respirare con una velocità diversa. Gli occhi fanno il loro lavoro più velocemente. È come essere narcotizzati e scaricati su una vetta da 8000. Ero ancora vivo, ma avevo davanti una discesa insidiosa. E – cosa peggiore – avevo in testa la domanda delle domande: “Per quale assurdo motivo mi trovo qui?”. Non. Lo. Sapevo.
Se avessi posto la domanda mi sarei tirato addosso l’etichetta di uno che si vuole giustificare. Se fossi stato zitto mi avrebbero fatto a pezzi sperando di riuscire a stritolarmi per via introspettiva. Il fatto che sembrava aver tutta l’intenzione di guidare lei l’interrogatorio, non mi aiutava. Per niente.


Anthony Jolie

lunedì, gennaio 16, 2006

Altri vestiti

Sarà il caso di non perdere di vista l'attualità:

"Quando ci si guarda negli occhi si finisce col capire anche le ragioni dell'altro. Soprattutto se le radici sono comuni, e ci si rammenta che nella Bibbia sta scritto che quando ci si siede davanti a una persona ci si deve spogliare dei propri vestiti e mettersi nei suoi". *

Un quadro della situazione, qui.

Pensieri davanti a una radio spenta / 01

La prima volta l’avevo attraversata in metropolitana. Fu una passione veloce e intraprendente. Uno sguardo era bastato per imprimere sulla cornea del mio corpo la fonte - del desiderio che diamine - che sarebbe stato.
La fissai e poi di sponda provai ad abituarmi ai suoi movimenti simmetrici riflessi sullo specchio del vagone. Quando capii che stava per scendere mi voltai e la fissai.
La fissai di nuovo. Con intensità. Perché sapesse, con certezza millimetrica, che non l’avrei mai più rivista. Che non mi avrebbe mai più rivisto.
Ventiquattrore più tardi – quando la rividi – avevo già perso molte delle mie certezze.
Era stata una giornata lunga e quella alle spalle una notte ancor più lunga – se possibile. Quando entrò nella stanza dove mi trovavo – distintamente – avvertii le mie ultime certezze uscire dalla testa e conficcarsi nel muro alle sue spalle. Se si doveva fare così, amen.
L’avrei fatto.
Con un interrogatorio sotto un muro giallospelato e una puzza costante di panino al prosciutto iniziammo a conoscerci.

Anthony Jolie

Potevo controllare ma non l’avevo fatto. E adesso mi ritrovavo a piedi, con la macchina mestamente parcheggiata al lato della strada.
Chiusi gli occhi, per un momento, e mi attaccai alla telefono. Avvisai la centrale che avrei ritardato e poi chiesi l’intervento di un carro-attrezzi. Quando si presentò all’indirizzo che avevo segnalato / fuori un muro / basso in calce / io ero già partita. Un’auto di servizio mi aveva raccolto e portato in ufficio.

Un uomo mi aspettava, oggi avrei condotto io l’interrogatorio.

Julia Pauli